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Cos’è l’apprendimento cooperativo

APPRENDIMENTO E COOPERATIVE LEARNING

Il metodo di insegnamento di Hotel School University, cardine della formazione nell’ISMT

Dipartimento Università Popolare Toscana della Università Leonardo Da Vinci del  TURISMO 2023  

 In questi ultimi anni, l’apprendimento cooperativo, noto come cooperative learning è diventato in molti paesi un importante approccio metodologico. Numerosi studi hanno  dimostrato che con il cooperative learning  gli studenti ottengono risultati scolastici più elevati, più alti livelli di autostima,  maggiori competenze sociali, una più approfondita acquisizione di contenuti e abilità, e in molto meno tempo che deve essere il ns sistema.

La specificità dell’apprendimento cooperativo sta:

  1. nell’enfasi posta sul coinvolgimento attivo degli studenti

in lavori di gruppo e sul successo scolastico di tutti i membri dello stesso

  • nella presenza nel lavoro di gruppo dei seguenti elementi: positiva interdipendenza; responsabilità individuale; interazione faccia a faccia; uso appropriato delle abilità; valutazione del lavoro
  • Formazione sia in Lezioni in sincrono ed asincrono: il supporto di strumenti di approfondimento

                                              L’Apprendimento Cooperativo:

un metodo per migliorare la preparazione e l’acquisizione di abilità cognitive negli studenti

un nuovo modello di formazione intensivo, programmatico al fine di orientare l’alunno in modalità intensiva alla professione. Importante nota: al termine di un percorso lavorativo della professione  quotidiana con lo stesso livello CCNL Turismo  di anni 3/5 documentata , il professionista  può iscriversi alla Università Europea e con pochi mesi di lezioni Universitarie accedere agli esami EU e ottenere la Laurea sperata.

Il vero cambio di paradigma è stato cambiare la struttura stessa della scuola portando il focus sulle persone e sulle loro potenzialità, non sul contenuto o i programmi. Partendo dal Docente. Grazie alla Organizzazione del Polo didattico academico-universitario Hotel School University  torna a rivestire l’importantissima veste che alle origini ha sempre avuto: il Maestro/Mentore (a seconda dell’età dei discenti) e non un semplice erogatore di contenuti. È quindi una Guida che stimola e aiuta gli studenti nella delicata e importante fase dell’età evolutiva ed è soprattutto un esempio positivo e di moralità. Viene formato per essere un Manager di Talenti, con la capacità di scoprire e valorizzare le potenzialità di ogni ragazzo, aiutandolo a credere in se stesso e nei suoi sogni. Come si vede nelle particolarità di ogni orientamento forte attenzione è stata posta nella selezione e formazione di ogni docente e persona all’interno della scuola. Purtroppo non abbiamo tempo da permetterci corsi lunghi anni, ma il ns metodo testato funziona e può dare ottimi risultati se l’organizzazione funziona come descritto in questo testo.

Tanto è vero che per dare maggior risalto alle ns professioni la scuola, il Polo Didattico HSU e’ strutturato come hotel-college direttamente in un ALBERGO O VILLAGGIO.

APPRENDERE TRAMITE L’ESPERIENZA nel ns contesto ; il turismo ; CORSI DA 20 A 500 ORE , SECONDO IL LIVELLO DELLA PROFESSIONE INSEGNATA.

L’apprendimento esperienziale è il naturale sistema di apprendimento dell’uomo e quello che coinvolge la parte logica, fisica ed emotiva umana. (John Dewey: l’esperienza pratica come metodo educativo e David A. Kolb: l’apprendimento come processo fondato sull’esperienza), dove i programmi sono trasformati in esperienze educative e di apprendimento grazie alle messa in pratica delle più innovative metodologie didattiche e attraverso lo sviluppo dell’Intelligenza Emotiva e Morale, chiavi per diventare persone migliori che credono nei propri sogni. Niente giudizi o paura dell’errore. Si incoraggia l’errore, perché sbagliando, in un luogo protetto, e gestendo il fallimento si cresce più forti e preparati di prima. Non si danno i voti basati sul sapere o non sapere ma si seguono i ragazzi durante il loro percorso e si gestiscono le problematiche mentre sorgono. Si incoraggia l’autovalutazione e il senso di responsabilità dei risultati ottenuti.

LE PERSONE AL CENTRO

Ogni Alunno è diverso, con talenti e potenzialità uniche. Spesso la scuola tradizionale, propone un’unica didattica uguale per tutti e il ragazzo si deve adattare, a volte limitando le sue reali potenzialità. Nel ns Polo Didattico HSU ogni talento viene coltivato e in ogni ragazzo vengono stimolate le strutture cognitive ed emotive per creare una crescita equilibrata che possa supportare le sfide e le opportunità della vita. Per questo prima della didattica si sviluppa la crescita umana ed emotiva. Il Polo Didattico HSU non vuole  solo essere un Centro  d’eccellenza ma è un luogo dove i ragazzi imparano a vivere, fanno esperienze concrete e da esse traggono insegnamenti utili per la loro vita. Le lezioni sono laboratori esperienziali, attività reali nelle aziende, simulazioni di vita e  l’apprendimento didattico diventa una ricerca e naturale conseguenza, non una forzatura. Vengono sviluppate le tre principali intelligenze dell’essere umano: l’intelligenza logica, l’intelligenza emotiva e l’intelligenza corporea. I ragazzi creano solide basi per il loro futuro e per le decisioni che dovranno prendere.

HSU, TUTORING & COACHING

Alla base di tutto c’è la relazione umana che il docente crea con il discente, grazie anche alla profilatura delle caratteristiche emotivo/ comportamentali e di apprendimento e ai modelli di coaching e tutoring caratteristici e distintivi della HSU che da sempre ha voluto differenziare il metodo di insegnamento. IL COLLEGE DOVE SI VIVE E SI LAVORA INSIEME Ogni studente è seguito individualmente da un Tutor o un Coach sia come supporto al suo percorso sia come strumento di crescita costante personale. Il modello educativo/didattico risulta quindi aperto, dinamico, flessibile, centrato sullo studente, il quale viene sostenuto e incoraggiato ad assumersi la responsabilità  del suo apprendimento. Si creano appunto delle aule per ogni figura professionale di un massimo di 15 allievi stessa professione. A questo modello vengono integrati strumenti che prendono importanti spunti dai più avanzati modelli pedagogici e di insegnamento  come la Scuola Steineriana, il modello di apprendimento rapido, mappe mentali, la Flipped Classroom, l’Active Learning, etc., tutti parte integrante della HSU Organization .  Con una connotazione essenziale: l’essere in costante aggiornamento. Ogni docente sa utilizzare i giusti strumenti nel momento giusto e adattarli all’unicità dell’alunno per coltivare le sue reali potenzialità e talenti nel rispetto dei suoi tempi emotivi. Vecchia scuola

SAPERE, SAPER FARE, SAPER ESSERE

Sapere, saper fare e saper essere sono le chiavi non solo dell’apprendimento didattico curricolare ma anche delle competenze oggi ritenute fondamentali: le intelligenze multiple e le soft skills. Queste competenze, oltre a quelle morali e ad una preparazione sopra la media sono il focus didattico/educativo della HSU. A differenza dei voti tradizionali, il sistema di valutazione rende partecipi gli studenti stessi e li stimola alla Responsabilità e all’Autovalutazione. Progetti di Ricerca e Laboratori, i ragazzi lavorano sia in autonomia che assieme ai Docenti, che verificano i progressi costantemente durante i progetti formativi , e quando parliamo di periodo di insegnamento , intendiamo l’anno academico,  durante tutti i percorsi analizzano i risultati assieme al Team di lavoro al termine dei lavori/ricerche/laboratori, dove avvengono le presentazioni dei lavori e le analisi dei risultati. I criteri di valutazione si basano su valori condivisi con i ragazzi, come ad esempio l’impegno, la costanza, la capacità collaborativa, etc. Al posto dei vecchi voti (basati solo sulla capacità di comprensione e memorizzazione di un argomento) vengono utilizzate valutazioni ampliate dello studente come persona e  vengono condivisi assieme ai ragazzi le valutazioni e i feedback, come ad esempio cosa hai fatto bene e cosa puoi migliorare (come in ogni azienda people oriented). I Risultati sono la conseguenza non l’obiettivo.

MOLTO PIÙ DEI PROGRAMMI MINISTERIALI

Quotidianamente i programmi vengono sviluppati tramite una metodologia che deriva dall’attività di ricerca e sviluppo che ogni anno viene portata avanti dal Team docenti della HSU e dai team di ricerca esterni. In poche parole, la lezione frontale classica, che si è dimostrata sempre più fallimentare sotto diversi aspetti, prima fra tutti quello dell’apprendimento, come indicato dalle priorità politiche del MIUR 2020, viene sostituita da una didattica dove il ragazzo è il reale protagonista. Tramite le metodologie migliorate  Formazione HSU 2.0 ogni studente ricerca e crea le informazioni necessarie per lavorare insieme ai compagni/ colleghi  di classe, in modo esperienziale e pratico, contenuti che vengono utilizzati per il raggiungimento di un obiettivo didattico (EPT learning), personalizzato in base alle differenze personali e alle propensioni didattiche Il collaborative learning stimola il coinvolgimento logico ed emotivo dello studente che poi dovrà esporre agli altri compagni il risultato del lavoro (learning by doing and teaching).

                                               Introduzione

La scuola può sperare di essere considerata ancora indispensabile alla società se saprà aumentare la qualità del “prodotto”; ossia se saprà formare tecnici e dirigenti con le caratteristiche che più interessano al mondo del lavoro: una preparazione a vasto respiro, la capacità di lavorare in gruppo e l’abilità nel problem solving

1 – Dall’istruzione basata sulla lezione all’apprendimento centrato sullo studente

1.1 – La lezione tradizionale

La maggior preoccupazione didattica di molti docenti è il completamento del programma, minore enfasiviene invece posta su quanto sia significativo e stabile nella memoria ciò che gli studenti apprendono in modalità creativa e veloce

Nella lezione “ex cathedra” tradizionale il docente fornisce informazioni e lo studente concentra il proprio sforzo  soprattutto nel seguire la spiegazione e nel prendere appunti.

Molte ricerche smentiscono che la lezione ex cathedra sia un modo efficiente di trasmettere informazioni in modo accurato. Di circa 5000 parole ascoltate in 50 minuti di lezione, gli studenti ne appuntano circa 500 e in media trascrivono circa il 90% delle informazioni scritte dal docente sulla lavagna.

La lezione tradizionale favorisce di più gli studenti maggiormente dotati. Anche gli studenti più dotati, però, hanno difficoltà a sostenere l’attenzione e l’interesse vivi per una intera ora opiù. Dopo circa 10 minuti, l’attenzione comincia a calare.  Studi ci dicono che immediatamente dopo una lezione (di 50 minuti), gli studenti ricordano circa il 70% di quanto presentato nei primi 10 minuti, e il 20% del contenuto presentato negli ultimi 10 minuti .

E’ vero quanto Bodner afferma: “insegnare e apprendere non sono sinonimi: possiamo insegnare – e insegnare bene – senza che gli studenti imparino”.

1.2 – Il costruttivismo e l’apprendimento centrato sullo studente

Secondo il costruttivismo, che fonda le sue radici nell’opera di Piaget, la  conoscenza è costruitadall’individuo via via che questi cerca di ordinare le proprie esperienze .

Un ramo del costruttivismo è il costruttivismo sociale, secondo cui  l’intersoggetività tra attori è il prerequisito e il “luogoper imparare ad elaborare strumenti di comprensione della realtà (ndr)

Driver et al. propongono una “costruzione sociale” dell’apprendimento scientifico: la conoscenza scientifica viene costruita quando gli studenti sono attivamente impegnati in discussioni e attività riguardanti problemi scientifici. Questa nuova  concezione, che vede lo studente attivamente coinvolto nella costruzione della conoscenza, ha sostituito  la visione del “comportamentismo” che considerava l’apprendimento centrato sulla struttura stimolo-risposta.

Il modello costruttivistico può essere sintetizzato in una singola frase: La conoscenza è costruita nella mente di colui che impara.

Secondo Vygotsky , lo sviluppo cognitivo è un processo sociale e la capacità di ragionare aumenta nell’interazione con i propri pari e con persone maggiormente esperte.

McKeachie sostiene che, interagendo con i propri pari, lo studente opera una  maggiore elaborazione cognitiva e può ammettere e chiarire la propria confusione.

Lavorare in gruppo accresce le capacità di ragionamento critico.

 2 – Cooperative Learning: definizione

L’apprendimento cooperativo (Cooperative Learning, CL) è un metodo che coinvolge gli studenti nel lavoro di gruppo per raggiungere un fine comune. Perché il lavoro di gruppo si qualifichi come CL devono essere  presenti i seguenti elementi:

a.    Positiva interdipendenza. I membri del gruppo fanno affidamento gli uni sugli altri per raggiungere lo scopo. Se qualcuno nel gruppo non fa la propria parte, anche gli altri ne subiscono le conseguenze. Gli studenti si devono sentire responsabili del loro personale apprendimento e dell’apprendimento degli altri membri del gruppo .

b.    Responsabilità individuale. Tutti gli studenti di un gruppo devono rendere conto sia della propria parte di lavoro sia di quanto hanno appreso. Ogni studente, nelle verifiche, dovrà dimostrare personalmente  quanto ha imparato.

c.     Interazione faccia a faccia. Benché parte del lavoro di gruppo possa essere spartita e svolta individualmente, è necessario che i componenti il gruppo lavorino in modo interattivo, verificando gli uni con gli altri la catena del ragionamento, le conclusioni, le difficoltà e fornendosi il feedback. In questo modo si ottiene anche un altro vantaggio: gli studenti si insegnano a vicenda.

d.    Uso appropriato delle abilità nella collaborazione. Gli studenti nel gruppo vengono incoraggiati e aiutati a sviluppare la fiducia nelle proprie capacità, la leadership, la comunicazione, il prendere delle decisioni e il difenderle, la gestione dei conflitti nei rapporti interpersonali.

e.    Valutazione del lavoro. I membri, periodicamente valutano l’efficacia del loro lavoro e il funzionamento del gruppo, e individuano i cambiamenti necessari per migliorarne l’efficienza.

  3 – Le forme di Cooperative Learning

Gli esperti di CL distinguono tra cooperative learning informale, esercizi brevi assegnati in classe a gruppi non fissi di due o più studenti, e cooperative learning formale, esercizi più lunghi e impegnativi assegnati a gruppi di studenti che lavorano insieme per una parte significativa del corso. I risultati didattici in entrambi i casi sono efficaci.

Nel CL informale, viene chiesto agli studenti di mettersi insieme in gruppi di 2 – 4 persone. Si assegna il compito di scrivere ad uno scelto a caso (gli studenti si contano, 1, 2, 3, … e il docente assegna il compito: “il numero 2 di ogni gruppo scriverà questo esercizio”). Il docente propone poi una domanda o un problema, dando agli studenti un tempo compreso tra i 30 secondi e i  5 minuti per lavorare. Soltanto a quello scelto è permesso di scrivere.  Allo scadere del tempo l’insegnante chiede ad alcuni studenti, appartenenti a gruppi diversi, la risposta elaborata dal proprio gruppo.

La questione posta dal docente può riguardare spiegazioni precedenti, l’impostazione della soluzione di un problema, il completamento di passaggi mancanti in un procedimento di calcolo o in una procedura sperimentale,  la formulazione di una spiegazione su una osservazione sperimentale, l’ ipotesi di una serie di cause, il riassunto di una lezione, la formulazione di una o due domande sugli argomenti relativi ad una certa lezione, l’elenco di possibili difetti di un esperimento o di un progetto, o la risposta a domande che il docente normalmente fa alla classe durante una spiegazione.

Una variante a questo metodo è la coppia che ragiona insieme (think-pair-share). Il docente prima chiede a ciascuno studente di formulare singolarmente la risposta,  poi di unirsi  in coppie e  costruirne una sola, a partire dalle due risposte individualmente già date. Infine il docente invita alcuni studenti, appartenenti a coppie diverse, ad esporre la  risposta.

La scelta  di questi studenti non deve essere  fatta né in anticipo, né sulla base della volontarietà. Infatti se il docente chiedesse di rispondere solo a dei volontari o ad alunni preventivamente individuati,  verrebbe meno l’ incentivo  per la partecipazione attiva di tutti, che è invece l’essenza di questo metodo . Se gli studenti sanno che chiunque può essere chiamato, tutti, o quantomeno la maggioranza, sono motivati a predisporre la miglior risposta possibile.

Nel CL formale, gli studenti lavorano in gruppi su problemi, su progetti o su relazioni di laboratorio. Il lavoro può essere fatto tutto o in parte in classe, o fuori della classe. Una interdipendenza positiva si ottiene assegnando ruoli differenti ai vari membri del gruppo, fornendo un training specifico sui differenti aspetti del progetto ai diversi membri del gruppo e assegnando a caso a ciascuno studente una relazione su una parte del progetto.

Alla fine si valuterà sia ogni singola relazione, sia il progetto complessivo del gruppo.

L’impegno individuale viene assicurato esaminando ogni studente su ogni aspetto del progetto elaborato dal gruppo.

4 – Gli studi sul Cooperative Learning

Centinaia di studi hanno dimostrato che, quando correttamente applicato, l’apprendimento cooperativo è superiore all’istruzione tradizionale, poiché garantisce un migliore apprendimento, facilita lo sviluppo di abilità cognitive di alto livello e l’attitudine a lavorare con gli altri; aiuta gli studenti ad avere fiducia nelle proprie capacità, preparandoli  all’ambiente di lavoro.

E’ stato dimostrato che il cooperative learning approfondisce le capacità di comprensione  e rende significativo e stabile nella memoria ciò che si è appreso.

Certamente non tutti gli studi sul CL riportano risultati positivi e molti esperti invitano a fare attenzione alle difficoltà nell’uso del metodo e ai pericoli di usarlo male. Non di meno, un numero schiacciante di prove evidenzia che se le cinque condizioni del CL sono soddisfatte e se il docente prende le misure necessarie per minimizzare la resistenza degli studenti a questo approccio,  il miglioramento nell’apprendimento è inconfutabile.

5  – Come mettere in pratica il Cooperative Learning: istruzioni per l’insegnante

L’apprendimento cooperativo è una tecnica di insegnamento centrata sullo studente che interagisce con altri studenti, ma è sempre il docente che propone  i problemi da risolvere, che fissa i tempi, che fornisce gli spunti ai gruppi che lo richiedono, che stabilisce chi deve rispondere, e così via.

Perché la tecnica CL risulti vantaggiosa vanno prese delle precauzioni per evitare alcune   situazioni  svantaggiose o  pericolose per l’apprendimento.

5.1 – La resistenza degli studenti

La maggior parte degli studenti riconosce il miglioramento nell’apprendimento con il metodo CL; tuttavia poiché non sono abituati a lavorare in gruppo, spesso, all’inizio, alcuni mostrano  riserve o sfiducia verso questo approccio.

Gli studenti hanno una varietà di stili di apprendimento e nessun approccio didattico può essere ottimale per tutti.

La resistenza al CL di alcuni studenti fa parte del loro processo di maturazione dalla dipendenza all’autonomia intellettuale.

Questa iniziale resistenza può essere minimizzata se l’insegnante spiega i benefici riconosciuti dalle ricerche a questo metodo (inclusi voti più alti ottenuti all’esame). Una buona pratica è comunque quella di chiedere agli studenti,  circa a metà del corso (non prima) il loro parere sul funzionamento dei gruppi.

Se il docente viene confortato dal giudizio degli studenti si sentirà incoraggiato a continuare e troverà risposte efficaci anche per quei pochi studenti che si lamentano.

5.2 – Attività in classe di “CL informale”

Una suddivisione del tempo in classe tipica di chi adotta questo metodo (CL informale) consiste nel dedicare il 10-25% all’apprendimento attivo (gli studenti lavorano da soli o in gruppo) e il resto alle usuali spiegazioni e alla risoluzione di problemi da parte del docente. Molte delle attività CL informali dovrebbero consistere nella formulazione da parte degli studenti di brevi risposte a domande o nel risolvere esercizi o parti di problemi in un  tempo compreso tra 30 secondi e 5 minuti (v. sezione 4). Dare un tempo più lungo di 5 minuti ai gruppi per completare la risoluzione di problemi è generalmente inefficace: alcuni gruppi finiscono prima e quindi sprecano tempo, altri si distraggono e altri ancora perdono tempo in soluzioni sbagliate.

Poiché una parte del tempo a disposizione per la lezione viene impiegata nel lavoro di gruppo, è necessaria una riorganizzazione del programma. Alcune parti possono essere condensate, magari fornendo agli studenti una copia dei lucidi che usiamo per la lezione. Il tempo della lezione sarà dedicato alle parti più importanti o a quelle che richiedono  un maggiore sforzo concettuale, lasciando agli studenti il compito di fare anche alcune parti da soli.

Alcune volte, l’insegnante può sentire l’esigenza di ritornare su un esempio particolarmente significativo o su un passaggio che collega concetti fondamentali del programma. In questo caso, per massimizzare le probabilità che gli studenti comprendano bene l’esempio o il passaggio, il docente può dedicare gran  parte dell’ora a sua disposizione al lavoro di gruppo su quell’argomento.

La struttura CL chiamata thinking-aloud pair-problem-solving(TAPPS) si presta bene a questo scopo. Gli studenti si raggruppano in coppie all’inizio della lezione e da soli si assegnano i ruoli, (a) ad uno e (b) all’altro, senza sapere i compiti che saranno dati a ciascuna lettera.

L’insegnante propone l’esempio o il passaggio del testo e informa che lo studente (a) è colui che spiega, mentre (b) e quello che pone le domande (o viceversa).

Il compito di colui che spiega è di spiegare l’esempio, passaggio per passaggio, o il passaggio, frase per frase. Lo studente che ha il ruolo di porre le domande, chiede spiegazioni quando qualcosa non è chiaro, suggerendo a chi spiega di prendere appunti sul ragionamento svolto e offrendo spiegazioni se lo studente (a) non sa andare avanti. Durante tutta questa fase l’insegnante gira tra i gruppi,  osserva quello che stanno facendo, pone domande e offre aiuto se richiesto.

Dopo 5-10 minuti, il docente interrompe gli studenti e chiama due o tre, tra quanti avevano il compito di porre le domande, per spiegare alla classe l’esempio o il passaggio, fino al punto in cui sono arrivati, e, se necessario, fornisce egli stesso ulteriori spiegazioni e chiarificazioni.

Gli studenti poi si scambiano i ruoli e continuano a lavorare, riprendendo dal punto in cui erano giunti. Dopo altri 10 minuti l’insegnante interrompe di nuovo gli studenti e raccoglie le risposte da due o tre gruppi differenti. Alla fine della lezione gli studenti avranno capito l’esempio o il passaggio molto meglio di quanto sarebbe avvenuto se il docente lo avesse semplicemente spiegato.

5.3 – Regole per la formazione dei gruppi nel “CL formale”

I gruppi CL formali dovrebbero essere composti da studenti con diversi livelli di abilità.

Tutti gli studenti beneficiano da tale organizzazione: gli studenti più deboli hanno il beneficio di essere aiutati dai loro compagni maggiormente dotati, e gli studenti più preparati (che sono in genere quelli inizialmente ostili al lavoro di gruppo) forse ne traggono il beneficio maggiore, poiché potranno sperimentare quella fondamentale “prova cognitiva” che è l’imparare, insegnando.

Come ogni professore sa, anche quando si comprende un argomento, l’esercizio di formulare spiegazioni, pensare a degli esempi e rispondere alle domande, permette un approfondimento della comprensione non raggiungibile in altro modo.

Se si costituissero dei gruppi interamente formati dagli studenti migliori  questi, con tutta probabilità, si dividerebbero il lavoro e completerebbero la loro parte separatamente piuttosto che funzionare come  vero e proprio gruppo. E poiché  non hanno la necessità di spiegare ad altri,  non avrebbero il beneficio dell’apprendimento profondo che viene dalla “prova cognitiva” (imparare insegnando).

Un altra regola per la formazione dei gruppi è che i membri delle minoranze di razza o di sesso non devono essere in minoranza nei gruppi. Gli studenti appartenenti alle minoranze tendono ad assumere un ruolo più passivo all’interno dei gruppi, o per loro scelta o perché forzati in questo ruolo dai loro compagni; il gruppo perderebbe perciò molti dei benefici dell’apprendimento CL. Se ad esempio le donne sono una minoranza tra gli iscritti al corso, si potranno costituire gruppi formati da tutti uomini, tutte donne, un numero pari tra i due sessi o una maggioranza di donne,  ma devono essere evitati gruppi con più uomini che donne.

Entrambe queste regole, livelli misti di abilità e evitare che le minoranze siano minoranza nei gruppi,  indicano che l’insegnante deve formare i gruppi piuttosto che lasciare agli studenti il compito di organizzarsi, e certamente le ricerche finora svolte appoggiano questa conclusione. Quando gli studenti formano i gruppi, gli amici tendono a mettersi insieme e i migliori studenti si cercano a vicenda.

Un buon sistema per formare i gruppi è quello di formare a caso dei gruppi provvisori, di norma, per le prime tre settimane di un corso; fare una prova scritta durante questo periodo e usare i risultati come indicatori di abilità per formare i gruppi permanenti. Se gli studenti obiettano circa la loro assegnazione ad un determinato gruppo, una risposta efficace è quella di sottolineare che quando andranno nel mondo del lavoro non avranno la possibilità di scegliere con chi lavorare: tanto vale abituarsi fin da ora a questa realtà.

Nella letteratura non c’è unanime consenso sul numero dei componenti il gruppo. Di norma i gruppi con tre studenti sono quelli che funzionano meglio. Gruppi formati da tre studenti vengono considerati ottimali anche nella risoluzione di problemi di fisica  e nel fare le relazioni su esperienze di laboratorio .

5.4 – La necessità di sfide adeguate

Questo metodo, per dare tutti i suoi frutti, richiede che gli studenti affrontino problemi più difficili. Gli studenti, lavorando in gruppo secondo i ruoli illustrati più avanti, hanno la capacità di risolvere problemi più difficili rispetto a quelli che vengono proposti per la soluzione individuale. Le loro capacità logiche e cognitive devono essere messe alla prova.

Quando chiedono il nostro aiuto, il nostro compito non è quello di fornire la soluzione al problema, ma dare dei suggerimenti sulle strategie del problem solving; la nostra funzione è quella di facilitare la loro personale acquisizione delle abilità cognitive. Ad esempio, possiamo chiedere come è stato rappresentato il problema, se il problema è stato suddiviso in sotto problemi più facilmente risolvibili ecc..

Spesso gli studenti, per superare l’ostacolo, ricorrono ad assunzioni sbagliate. Se gli studenti che ci chiedono aiuto hanno fatto ricorso a qualche assunzione, dobbiamo chiedere loro di dimostrarne la correttezza o di confutarla. In questo modo creiamo negli studenti un conflitto cognitivo che può essere di aiuto a formulare una nuova e migliore rappresentazione del problema, perché deriva dalla confutazione di quella precedente risultata sbagliata.

Naturalmente dobbiamo suggerire, quando necessario, strategie generali di problem solving.

5.5 – Facilitare la positiva interdipendenza

Diversi metodi vengono usati per incoraggiare o anche forzare i membri del gruppo a fare affidamento uno sull’altro. Uno è quello di assegnare differenti ruoli a ogni membro del gruppo (coordinatore, colui che prende nota, controllore, ecc.), di ciò riferiremo più avanti. Un altro è quello di usare la struttura”a puzzle“: ad ogni membro del gruppo viene fornita una preparazione specializzata in un certo aspetto del lavoro del gruppo.

In esperienze di laboratorio, ad esempio, differenti membri del gruppo possono ricevere un tirocinio extra nei differenti aspetti dell’esperienza: nelle apparecchiature sperimentali, nelle procedure sperimentali, nell’analisi dei dati sperimentali e nelle basi teoriche dell’esperimento. Per ricevere un voto alto, la relazione finale deve riflettere le competenze di ogni membro del gruppo.

I benefici nell’apprendimento saranno maggiori se ogni studente verrà individualmente esaminato su tutti gli aspetti dell’esperimento, così che ogni membro esperto deve trasmettere la propria specifica competenza agli altri membri del proprio gruppo.

Una maniera per incoraggiare gli studenti a dare il meglio,  promuovendo così una positiva interdipendenza tra i membri del gruppo, è quella di dare dei bonus ai gruppi i cui membri, nel compito scritto individuale, prendono un buon voto medio.

5.6 – I ruoli individuali nei gruppi

In un gruppo di tre, ci si aspetta che ciascun membro rivesta uno dei seguenti ruoli: 1) leader; 2) scettico; 3) controllore.

Durante la discussione nel gruppo, ogni componente ha la responsabilità di prendere in considerazione questioni che vengono sollevate da un altro membro e che sono rilevanti o pertinenti rispetto al ruolo che esso riveste. Ogni membro del gruppo deve sentire l’obbligo di aiutare il gruppo a lavorare efficacemente, senza perdere tempo. E’ necessario fornire agli studenti una traccia per definire le responsabilità e una guida per la discussione.

Leader/Coordinatore. Le responsabilità del coordinatore sono: 1) organizzare le riunioni del gruppo; 2) presiedere e facilitare la discussione nel gruppo; 3) mantenere l’attenzione del gruppo focalizzata sulla soluzione del compito; 4) incoraggiare il gruppo ad affrontare il problema secondo una successione di stadi; 5) incoraggiare la partecipazione di tutti i membri del gruppo nel processo di problem solving.

Vengono esemplificate alcune domande che il leader può porre o commenti appropriati che il coordinatore può fare.

Ciascuno spieghi o sintetizzi il testo del problema. Possiamo usare un diagramma o ricorrere ad uno schema per chiarire il problema o una parte di esso? Qual è l’incognita o cosa richiede il problema? Elenchiamo le ipotesi, le assunzioni e le difficoltà. Concentriamoci sul problema. Elenchiamo tutti i metodi possibili di risoluzione. Qual è l’algoritmo più generale che permette la soluzione di questo problema? Possiamo considerare questo punto quando specifichiamo nel dettaglio la successione dei passaggi. Passiamo al prossimo stadio. In che maniera puoi difendere questa tua convinzione?

Scettico. Lo scettico pone frequentemente domande rispetto al procedimento di soluzione del problema, cerca spiegazioni e chiede valutazioni. Non si accontenta di “si” o “no”, ma ricorda che l’enfasi deve essere posta sul “perché” o sul “come” e sulle relazioni con informazioni e algoritmi precedentemente noti.

E’ compito dello scettico stimolare il gruppo nella ricerca di soluzioni alternative.

Le responsabilità dello scettico sono: 1) porre domande sulla ragione per cui si esegue un certo passaggio o si segue una particolare direzione nel tentativo di risolvere il problema; 2) cercare di pensare e proporre soluzioni alternative al problema; 3) determinare il numero di cifre significative in ogni calcolo; 4) stabilire se il risultato in un certo passaggio ha senso o meno; 5) focalizzare o identificare ogni assunzione fatta nella risoluzione del problema, dimostrando la correttezza o la falsità dell’assunzione considerata.

Vengono esemplificate alcune domande che lo scettico può porre o commenti appropriati che lo scettico può fare.

Perché stiamo facendo questo passaggio? Come può la risposta a questo passaggio permetterci di giungere ad una soluzione accettabile del problema? Prima di fare questo passaggio, dobbiamo considerare questo punto. Abbiamo bisogno di tutte queste cifre significative? Dobbiamo usare un numero maggiore di cifre significative? La nostra risposta ha senso? Come mai non è in accordo con la nostra stima? Quali assunzioni abbiamo fatto nella risoluzione di questo problema?

Controllore. Le responsabilità del controllore sono: 1) controllare se tutti i dati e le informazioni del testo (anche quelle derivanti da inferenze) sono state considerate; 2) tenere traccia della discussione del gruppo; 3) scrivere la soluzione del problema con tutti i passaggi e far controllare agli altri membri del gruppo la stessa; 4) incoraggiare gli altri membri del gruppo a fare la verifica; 5) preparare una versione “in bella” della soluzione del problema per il professore.

Vengono esemplificate alcune domande che il controllore può porre o commenti appropriati che il controllore può fare.

Il libro di testo potrebbe aiutarci? Quali altre fonti di informazioni che ci possono essere utili? Ciascuno nel gruppo dovrebbe controllare questo calcolo. Prima che scrivo la soluzione, siamo tutti d’accordo sul procedimento? Come possiamo fare la verifica? E’ necessario dimostrare la validità di questa assunzione.

In un gruppo di quattro, un ruolo ulteriore è quello del “revisore“, con la responsabilità di verificare che quanto preparato da chi prende nota sia privo di errori.

5.7 – Promuovere la piena partecipazione

C’è sempre il problema che qualcuno si limiti a copiare. Che fare? Intanto è necessario sottolineare sin dalla prima lezione che gli studenti sono responsabili del loro apprendimento.

Poi va ricordato che le prove  di verifica sono individuali, e gli studenti che partecipano attivamente al lavoro di gruppo hanno maggiori probabilità di superarle. Se ad ogni soluzione proposta dal gruppo richiediamo di scrivere i nomi nel foglio econtrolliamo che i ruoli ogni volta siano stati ruotati, renderemo difficile la vita a chi non vuole impegnarsi.

Naturalmente cercheremo di scoraggiare la pratica del copiare per quanto possibile, ad esempio assegnando i postinella prova scrittacon il criterio ditenere lontani tra loro i membri dello stesso gruppo.

5.8 – Conflitti interpersonali all’interno dei gruppi

Adottando questo metodo, all’interno dei gruppi si origina una nuova dinamica; nuove e più profonde relazioni si stabiliscono tra i membri del gruppo e alle volte si originano dei conflitti.

Se il lavoro del gruppo non è fortemente finalizzato al lavoro didattico, studenti poco motivati possono prendere il controllo del gruppo. Tra i nostri compiti dobbiamo considerare la gestione delle eventuali difficoltà che alle volte gli studenti incontrano lavorando nei gruppi.

Nella nostra esperienza, non abbiamo mai incontrato problemi interpersonali insolubili. Comunque è bene dichiararsi disponibili a dialogare e a risolvere con i membri del gruppo questi problemi.

5.9 – Valutazione da parte degli studenti del funzionamento del gruppo

Uno degli elementi essenziali della CL formale è la valutazione periodica che gli studenti fanno del buon funzionamento del loro gruppo, identificando i problemi e suggerendo soluzioni.

La loro tendenza naturale è quella di evitare di confrontarsi con i problemi e la maggior parte degli studenti si confronterà, solo se forzata. Periodicamente ai gruppi dovrebbe essere richiesto di rispondere per iscritto a queste tre domande: (1) Che cosa come gruppo riusciamo a fare bene? (2) Che cosa potremmo fare meglio? (3) C’è qualcosa che in futuro potremmo fare in modo differente?

 L’atto di formulare risposte a queste domande spesso avvia delle discussioni tra i membri del gruppo su problemi interpersonali di vario tipo e queste discussioni possono mettere in allerta l’insegnante su potenziali disfunzioni nei gruppi. Questi problemi possono essere risolti o dagli studenti stessi o con l’intervento del docente.

5.10 – Sciogliere e riformare i gruppi

Alcuni gruppi semplicemente non possono funzionare. Talvolta uno studente rifiuta di cooperare, spesso è assente agli incontri del gruppo, arriva agli incontri impreparato/a, non svolge i compiti per i quali era responsabile.

 Alle volte uno studente è costretto a fare tutto il lavoro e non ottiene cooperazione dagli altri membri del gruppo.

Talvolta i conflitti interpersonali tra i membri del gruppo raggiungono un punto che rasenta la violenza e nulla di quanto il docente suggerisce migliora la situazione.

Se il membro non cooperativo non cambia il suo comportamento, deve essere espulso dal gruppo e deve trovare un altro gruppo di tre disposto ad accettarlo come quarto membro. Nella nostra esperienza, molto raramente un gruppo si scioglie; di solito gli studenti risolvono i problemi tra loro o con l’aiuto dell’insegnante.

Le capacità che essi sviluppano nel processo cooperativo sono almeno importanti e utili quanto la conoscenza tecnica e le abilità acquisite nel corso; probabilmente diventano persino più importanti quando entrano nel mondo del lavoro alla conclusione degli studi.

6 – L’uso del CL per insegnare abilità nel problem solving

Gli studenti  di norma apprendono la risoluzione dei problemi attraverso  esempi svolti dal docente. Mentre fornisce la risoluzione del problema  l’esperto, però, non riesce a cogliere le difficoltà sperimentate dallo studente, che deve ordinare il ragionamento secondo una logica nuova e deve rendere a se stesso familiari nuovi processi cognitivi.

L’insegnamento e l’apprendimento di tecniche problem solving attraverso esempi non sempre è efficace. Condizioni più favorevoli all’apprendimento si verificano quando una persona deve confrontarsi con un problema per risolvere il quale non  dispone di procedure note. Facendo lavorare gli studenti in piccoli gruppi, si fornisce loro l’opportunità di spiegare, di confutare, di difendere le loro convinzioni; questo è un processo che in modo attivo favorisce l’apprendimento.

E’ stato adottato un metodo problem solving, per favorire l’analisi del problema in modo sistematico, secondo quattro distinti stadi e con la costante sottolineatura che la soluzione del problema deriva dalla sua comprensione concettuale. Fornito  il testo del problema, si impartiscono le seguenti istruzioni:

Ragiona in modo qualitativo sullo svolgimento, prima di sviluppare l’algoritmo.

Stima il risultato numerico, prima di fare i calcoli.

Prova (vera o falsa) l’assunzione, il passaggio, la formula, … .

Verifica il risultato numerico, per essere certo che sia corretto.

Spiega perché il ragionamento è corretto.

Formula un problema più difficile sullo stesso argomento.

Sebbene questo approccio alla risoluzione dei problemi possa essere insegnato anche in una classe tradizionale, esso viene trasmesso in modo più efficace all’interno della dinamica di un gruppo.

Alcuni studenti più facilmente di altri adottano una strategia sistematica di problem solving o riescono prima di altri a comprenderla e metterla in pratica con successo. Quando lo fanno ripetutamente come membri di un gruppo CL, gli altri studenti vengono influenzati da questa strategia di risoluzione ed è probabile che qualcun altro, apprezzandone i benefici, incomincerà ad usarla. Anche se non è garantito che tutti gli studenti in un corso useranno un approccio sistematico alla risoluzione dei problemi, la loro percentuale sarà certamente superiore a quella che si avrebbe in un corso tradizionale.

Questa percentuale verrà ulteriormente incrementata se l’insegnante fornirà adeguati feedback sulla soluzione dei problemi in classe o nel gruppo e illustrerà i benefici di usare un ragionamento sistematico. Soprattutto nelle prime esperienze di risoluzione dei problemi, è necessario raccogliere le soluzioni proposte dai vari gruppi, valutarle, fornendo commenti positivi e mettendo in evidenza le cose migliori, dando suggerimenti che aiutino gli studenti a crescere.

Lo stimolo a studiare ogni giorno e un controllo indiretto della preparazione individuale è stato operato attraverso la valutazione delle mappe concettuali: quasi tutti gli studenti hanno realizzato una mappa per ogni argomento del corso di chimica generale.

7 – Considerazioni finali

Cooperative learning è molto più che far lavorare studenti in gruppi e chiedere loro di scrivere una relazione sui loro sforzi. Il vero CL richiede la positiva interdipendenza tra i membri del gruppo, il far sentire ogni membro  responsabile dei risultati dell’intero gruppo.

Ciascuno deve avere, almeno in parte, contribuito al risultato nell’interazione faccia a faccia,  sviluppato  abilità di comunicazione e di rapporto interpersonale, e, periodicamente, collaborato a valutare il lavoro del gruppo.

Numerosi dati riportati dalla letteratura indicano che l’apprendimento cooperativo, quando  attuato in modo appropriato, è superiore all’apprendimento tradizionale. Benché gli insegnanti che usano il CL possano incontrare una iniziale resistenza ed anche ostilità da parte di alcuni studenti, se seguono correttamente le istruzioni da tempo definite, i benefici prodotti nei loro studenti supereranno di gran lunga le difficoltà incontrate.

La nostra speranza è di suscitare interesse per questo metodo didattico. Vorremmo leggere in futuro le esperienze di qualche collega che ha messo in pratica questa tecnica.

 Aurora Spurio Responsabile del progetto HSU dal 1986

Lavorare in hotel significa avere la possibilità di svolgere diverse mansioni. In effetti il mondo dell’Hospitality apre molte porte.

Chi decide di avviare una carriera nel settore alberghiero-ricettivo deve però mettere in preventivo un aspetto affatto secondario.

I ritmi di lavoro sono particolarmente serrati.

Alcune figure professionali svolgono turni che in alcuni casi possono superare le otto ore al giorno di lavoro.

Questo è necessario in alcuni casi per riuscire a coprire tutte le prenotazioni. E naturalmente per garantire tutti i servizi dell’hotel.

Per venire incontro alle problematiche della ricerca del lavoro o dei lavoratori, abbiamo pensato di aprire le APL  ( Città Capoluogo ) di 4°/ 5° livello fronte strada con apertura quotidiana dei work shop, alcuni operatori organizzeranno le giornate TITOLATE SETTORE DI PERTINENZA , inviteranno attraverso il web inoccupati, studenti, imprese ; TURISMO-VIAGGI-ENOGASTRONOMIA-AGROALIMENTARE-TURISMO TERRITORIALE…….si entra per appuntamento, si paga il biglietto di entrata e si incontrerà domanda e offerta di lavoro.

Sportelli di orientamento professionale sulla FORMAZIONE, book office di  Università,  presenti settimanalmente per dare informazioni sui programmi e svolgimento lezioni, incontri programmati con Docenti di nomi altisonanti del ns settore. 

Lavorare in hotel: le figure professionali più ricercate

Ma quali sono le mansioni più ricercate per lavorare in hotel? Eccole:

  • Il direttore generale. È manager dell’intera struttura ricettiva, gestisce l’intero staff amministrativo.
  • L’addetto alla reception. Si occupa dell’accoglienza degli ospiti.
  • Addetto alla vigilanza.
  • Portiere.
  • Addetto servizio ristorazione.
  • Addetto bar.
  • Cuoco.
  • Aiutante cuoco.
  • Cameriere.
  • Addetti al servizio pulizie e ai piani.

Le mansioni possono essere dunque numerose. Dipendono anche dalla grandezza dell’hotel stesso. Oltre che dai servizi offerti alla propria clientela. In effetti per differenziarsi le strutture offrono dei servizi personalizzati , subito riconoscibili ai clienti. Certo è che, tornando alle opportunità di lavoro in hotel, a ogni livello esistono delle gerarchie

Ecco alcuni esempi:

Figure professionali di primo livello

Più la struttura è grande, più le attività richiedono personale qualificato e formato.

In tal senso è consigliabile seguire Corsi specifici nel settore turistico-alberghiero, eventualmente anche con corsi online dove le materie lo consentono. .

O, meglio ancora, i Master in Turismo e Hospitality. A maggior ragione perché sono percorsi formativi approfonditi e offrono l’opportunità di svolgere stage.

Spesso questa è una corsia preferenziale per il mondo del lavoro.

Alle figure professionali qualificate vengono affidati i ruoli di primo livello:

  • Responsabile di ristorante di alberghi.
  • Responsabile dei servizi di prenotazione di alberghi.
  • Capo cuoco EXECUTIVE  responsabile del coordinamento delle cucine.
  • Responsabile vendite centralizzate.
  • Responsabile tecnico di area.
  • Analista sistemista.
  • Responsabile del coordinamento dei servizi di ricevimento e portineria.
  • Responsabile della comunicazione istituzionale.

Le figure di secondo livello

Poi c’è il secondo livello. Svolgono un lavoro con mansioni che prevedono autonomia operativa rispetto alle direttive generali ricevute.

Questi si occuperanno di funzioni di coordinamento. Ma anche di controllo di impianti, reparti e uffici

Parliamo ad esempio di:

  • Capo ricevimento di alberghi.
  • Primo portiere.
  • Primo maître d’hotel.
  • Capo cuoco.
  • Prima governante.
  • Responsabile degli impianti tecnici.
  • Capo barman.
  • Coordinatore del centro di prenotazione di alberghi.
  • Capo servizio amministrativo.
  • Capo servizio personale.
  • Analista-programmatore ced.
  • Capo ced.
  • Assistente del direttore.
  • Funzionario di vendita.
  • Cassiere centrale.
  • Responsabile della formazione.

Il terzo livello

Al terzo livello invece sono presenti i lavoratori che sono in possesso di particolari conoscenze tecniche e con comprovata esperienza.

Ma quali sono queste figure professionali? Eccone alcune:

  • Impiegato addetto all’amministrazione del personale di alberghi.
  • Impiegato addetto al controllo amministrativo.
  • Corrispondente in lingue estere.
  • Segretario ricevimento cassa o amministrazione.
  • Portiere unico.
  • Segretario o addetto alle prenotazioni.
  • Prima guardarobiera consegnataria.
  • Dietologo diplomato.
  • Infermiere diplomato professionale.
  • Fisiochinesiterapista diplomato.
  • Coordinatore reparto cure sanitarie.
  • Cuoco unico.
  • Sotto capo cuoco.
  • Governante unica.
  • Capo operaio.
  • Primo barman.
  • Maître.
  • Capo centralinista.
  • Barman unico.
  • Economo e/o magazziniere.
  • Portiere di notte.
  • Operaio specializzato provetto.
  • Programmatore ced.
  • Impiegato addetto alla comunicazione istituzionale.

Il quarto livello

Mentre al quarto livello ritroviamo i lavoratori che svolgono mansioni di natura amministrativa. Ma anche tecnico-pratiche o di vendita. Lavorano in autonomia.

In questo caso bisogna essere in possesso di conoscenze specialistiche. Occorre acquisirle attraverso un percorso di formazione. Sono:

  • Segretario.
  • Addetto a macchine elettrocontabili.
  • Guardarobiera unica consegnataria.
  • Portiere di alberghi.
  • Cuoco capo partita.
  • Chef de rang, sala, piani, vini, trinciatore.
  • Seconda governante.
  • Barman.
  • Capo lavandaio, dispensiere, cantiniere e caffettiere.
  • Centralinista lingue estere.
  • Capo garage.
  • Capo giardiniere.
  • Operaio specializzato (manutentore hotel).
  • Addetto fango terapista.
  • Massoterapista.
  • Infermiere.
  • Estetista.
  • Istruttore di nuoto con brevetto.
  • Istruttore di ginnastica correttiva.
  • Operatore ced.
  • Conducente di automezzi pesanti.

Lavorare in hotel: il quinto livello

Al quinto livello ci sono lavoratori in possesso di qualificate conoscenze e capacità tecnico-pratiche.

Si occupano di aspetti più esecutivi. Ma occorre tanta preparazione e pratica. Alcuni esempi:

  • Centralinista.
  • Telescriventista.
  • Magazziniere.
  • Assistente ai bagnanti.

Ci sono inoltre gli addetti all’amministrazione personale, al controllo amministrativo.

Ma anche gli addetti alle prenotazioni di hotel, al ricevimento cassa, alla segreteria. O, ancora, al controllo merci e movimento personale. Per esempio:

  • Cassiere bar ristorante.
  • Conduttore con conoscenza lingue.
  • Autista.
  • Giardiniere.
  • Pulitore, lavatore a secco.
  • Lavandaio unico.
  • Capo stiratrice, cucitrice, rammendatrice o unica.
  • Caffettiere, dispensiere o cantiniere.
  • Facchino di notte e/o guardiano di notte.
  • Guardia giurata.
  • Cameriera sala e piani.
  • Conducente automezzi leggeri.
  • Operaio qualificato.
  • Demi chef de rang.
  • Cuoco, cameriere, barista.
  • Operatore macchine perforatrici e/o verificatrici o meccanografico.
  • Addetto alle operazioni di trasporto del fango.
  • Addetto alle inalazioni.
  • Assistente di portineria.

Il sesto livello: i lavoratori con capacità tecnico-pratiche

Successivamente, al sesto livello, ci sono i lavoratori che hanno capacità tecnico/pratiche.

Svolgono lavori di grande complessità.

Tra loro anche lavoratori chiamati a svolgere attività che richiedono un addestramento pratico. Ma anche ottime conoscenze professionali. Per esempio:

  • Commis di cucina.
  • Sala e piani.
  • Addetto ai servizi di camera negli esercizi a strutture complesse.
  • Addetto di cucina (supporto nella preparazione dei cibi, riassetto e pulizia).
  • Bar.
  • Addetto al self-service, tavola calda, banco bar e sala.
  • Addetto portineria di alberghi.
  • Lavandaio.
  • Conduttore.
  • Garagista.
  • Rammendatrice, cucitrice, stiratrice.
  • Facchino ai piani, ai saloni, ai bagagli.
  • Cameriera ai piani.
  • Cameriera villaggi turistici.
  • Addetto mensa personale.
  • Vetturiere.
  • Aiuto reparto cure sanitarie.

Lavorare in Hotel: il settimo livello

Al settimo livello troviamo i lavoratori che svolgono attività con macchine attrezzate. Infatti nell’elenco figurano:

  • Personale di fatica e/o pulizia addetto alla sala, cucina, office, magazzino.
  • Vestiarista.
  • Addetto alla stiratura con apparecchi automatici.
  • Commissioniere.

Tutte queste figure professionali per essere assunte dovranno avere un buon curriculum vitae.

Al tempo stesso possono essere richieste anche comprovate esperienze professionali.

Per altre mansioni invece è necessario essere in possesso di un master. Oppure della laurea.

          Vogliamo creare dei percorsi di laurea a tutti i capi servizio

          Come ad esempio :

  1.  Concierge
  2. Guest Relation Manager. 

Guest Relation 

Guest Relation Agent

Virtual Concierge

E LE NUOVE FIGURE PROFESSIONALI ( NUOVI LAUREATI )

Room Division Manager

Customer Satisfation Manager (comparto alberghiero)

Food and Sales Manager

Brand and Food Service

Bar tender advance

House Keeping Controller (controllore della qualità)

Revenue Manager

(modulo del corso Front Office) Fidelio Opera – Software alberghiero

Front Office Manager – Ricevimento out call

Web Marketing e Social Turistic Media Marketing

Housekeeping manager

Per i quali si e’ pensato di aprire dei percorsi Universitari triennali dove le competenze dei professionisti elencati , avranno ottenuto dei crediti per i primi due anni come COMPETENZE, quindi il terzo anno e’ di frequentazione in presenza e a superamento esami commissione UNIVERSITA’ LEONARDO DA VINCI otterranno la LAUREA specifica professionale. Questo al fine di valorizzare ogni Manager del settore. Vogliamo creare il nuovo modo di Studio in Europa.

Alcune materie da insegnare all’Università del Turismo:

programmi aziendali fissi.

  • Analisi dei costi fissi e variabili.
  • Stesura del Budget annuale e sua programmazione nei 3/5 anni.
  • Programmazione turistica: pianificazione e operatività.
  • Vendita del Prodotto turistico: organizzazione, pianificazione e personalizzazione delle proposte.
  • Accoglienza, Costumer Care, post-vendita e fidelizzazione.
  • Realizzazione e Gestione di un evento di rilevanza internazionale / mondiale.
  • La Comunicazione nel Turismo.
  • Digital Marketing.

     Realizzazione di un Piano di Comunicazione per il lancio di un Prodotto turistico.

                                      INDIRIZZI DI LAUREA

  • scienza dell’eco-sostenibilità nelle strutture ristorative ed alberghiere  ( hotel green )                                
  • scienza evolutiva dell’enogastronomia italiana
  • scienza della fermentazione nella alimentazione  naturale in cucina
  • sociologia del turismo e sviluppo del  territorio
  • economia aziendale – indirizzo economia delle imprese turistiche
  • gestione delle risorse umane nelle imprese turistiche
  • programma dell’insegnamento di psicologia del turismo
  • corso di laurea triennale in hospitality innovation and e-tourism
  • scienze e tecnologie della ristorazione ( Glauco Marras )
  • laurea in congress  event management
  • sustainability manager:

  nuove lauree triennali o master universitari , durata anno academico 

  • Channel Manager
  • • Channel Manager: è la figura professionale che si occupa della gestione dei canali commerciali e di comunicazione dell’azienda, oltre che della reportistica prevista per il sito Internet aziendale al fine di estrarre ed analizzare i dati di performance delle campagne di marketing.
  • All line advertiser

All-line advertiser: corrisponde alla mente che costruisce le campagne dell’e-marketing. Ha la capacità di ideare la promozione dell’azienda all’interno della Rete e nasce dalla nuova esigenza di avere un collegamento diretto e costante con il potenziale cliente. Ha infatti il compito di tracciare la strategia di promozione dei prodotti dentro e fuori la rete, rendendo efficace qualsiasi campagna pubblicitaria, in particolare di medio e lungo termine

  • Web analysinterpreta le modalità di navigazione degli utenti per poterle trasformare in strategia. È una figura chiamata a raccogliere, analizzare ed interpretare tutti i risultati con l’obiettivo di migliorare le performance di un sito web o di un’azione online.
  • E-reputation manager: è colui che è in grado di vigilare sul passaparola in rete, interpretandone gli elementi linguistici e semantici. È quindi il responsabile dell’analisi e della gestione strategica delle conversazioni, con il principale compito di monitorare la politica pubblicitaria per conto dell’azienda o dell’ente per il quale lavora
  • Search engine optimize: studia e analizza l’indicizzazione di differenti siti web sui motori di ricerca per far risultare una pagina web accattivante agli occhi di tutti i search engines, facendola quindi apparire come rilevante per i motori di ricerca e le altre piattaforme sociali sulle quali è possibile sviluppare delle tecniche di ottimizzazione.
  • Transmedia web editor: si occupa della gestione e dello sviluppo dei contenuti delle pagine web. Deve organizzare gli articoli testuali, gli aggiornamenti multimediali e qualsiasi altra fonte di informazione che possa essere usufruibile da un numero potenzialmente illimitato di utenti del web. Fondamentale risulta essere la sua capacità di interagire con gli utenti al fine di riuscire a creare un dibattito su quanto pubblicato.
  • Community manager: è la figura professionale che si occupa della gestione delle comunità virtuali e delle reti sociali nelle quali sono presenti destinazioni turistiche ed operatori della ricettività. Le finalità sono per lo più commerciali e di marketing, le quali permettano di porre un’attenzione concreta al corretto sviluppo della reputazione online
  • Content Curator: è il professionista che seleziona le fonti dei differenti media per poi aggregarle, con lo scopo preciso di dare un senso ai contenuti creati da altri. Tale figura professionale è quindi impegnata a esaminare approfonditamente il web in cerca di fonti e notizie che possano essere poi filtrate e selezionate a seconda degli scopi aziendali.

Direttore e Coordinatore comitato tecnico Scientifico

Dr Luca Iovane

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